martedì 26 marzo 2013

Il Giovedì Santo e l'usanza della zuppa di cozze

Il Govedì Santo si celebra la messa in Cena Domini che  ricorda l'istituzione dell'Eucarestia e del sacerdozio
Durante la celebrazione della messa,, il sacerdote lava i piedi a 12 fanciulli per ricordare ciò che aveva fatto Gesù ai suoi discepoli. Questo atto significa, simbolicamente, il dovere di vivere al servizio degli altri.
(Nonna Mariuccia, quando ero bambina, preparava 13 piccoli casatielli con l'uovo sopra: 12 li  regalava ad altrettanto  bambini che si sottoponevano al rito della lavanda dei piedi e uno lo regalava a me).
Dopo la lavanda dei piedi, il sacerdote consacra due ostie: una viene consumata  e l'altra, alla fine della celebrazione, viene portata in processione all'interno della chiesa e messa in un ciborio posto sull'altare della Cappella del Crocifisso, detta
impropriamente "sepolcro"
La cappella del sepolcro viene addobbata con luci, piantine di grano germogliato e fiori offerti dai fedeli.
Un tempo, quando le piantine di grano venivano ritirate, dopo Pasqua, i fedeli usavano fare mazzetti legati con il nastrino rosso e, dopo averli fatti seccare,  li conservavano. Quando poi infuriava un temporale e c'erano fulmini a squarciare il cielo, si usava buttare questi mazzetti fuori di casa, verso l'alto. A questo gesto, si accompagnavano le seguenti parole: "Alto, quanto è alto il nome di Dio"
Sempre durante la messa della Cena, al canto del Gloria, le campane che rappresentano la vita e la resurrezione, vengono suonate per ricordare l'imminente Pasqua; poi vengono "attaccate" cioè taceranno fino alla notte del Sabato Santo.
Un tempo 'a gloria si scioglieva il sabato mattina.



In questo giorno a Napoli, si usa mangiare il piatto della tradizione cioè 'a zuppa 'e cozzeche
Da buona napoletana e, fedele alla tradizione,, il giovedì santo, uso prepararla anch'io




Servone le freselle da bagnare con l'acqua di cottura delle cozze, le cozze, il polpo e i maruzzilelli o le lumachine. Il tutto rigorosamente condito con  'o russo cioè il liquido forte che mi regala il pescivendolo.
E' una vera bontà, parola di napoletana!

Ma, vi domanderete,  dove trova radici questa tradizione?
Pare che risalga a Ferdinando I di Borbone che, oltre ad essere goloso di pesce e di mitili, amava particolarmente mangiare le cozze che lui stesso  pescava  nel golfo di Napoli. Dai suoi cuochi se li faceva preparare in modo elaboratissimo.
Una volta,  il frate domenicano Gregorio Maria Rocco, gli consigliò di mangiare meno e di non fare peccati di gola. almeno durante la settimana santa. Allora  il re, pur di non rinunciare alle sue amate cozze, un giovedì santo, se li fece preparare a mo' di  zuppa e condite solo con pomodoro e salsa di peperoni.
Fu così che la ricetta si diffuse tra il popolo e in molti cominciarono a mangiare, il giovedì santo, la zuppa di cozze.
Quelli che non potevano acquistarle pechè costavano tanto, sostituirono la zuppa di cozze con la zuppa di lumache. 


2 commenti:

  1. Molto carino il tuo post Maria, questa storia non la conoscevo! Ottimo anche il tuo piatto!

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  2. Sei, come al solito, carina.
    Grazie

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